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venerdì 30 aprile 2021

UN DISEGNO DI CASTELLONE DEL XIX SECOLO
L’esteso territorio litorale di Formia, favorito dall’attraversamento della via Appia, ha dato la possibilità a numerosi viaggiatori di ogni tempo di immortalare le bellezze dei nostri luoghi sui loro libri di viaggio e di lasciare scritti che ne decantano le meraviglie. I letterati e artisti che attraversavano il Regno di Napoli nella continua ricerca di bellezze naturali e di ispirazioni per le proprie opere, quando giungevano nel nostro ameno e pittoresco lido, anche se per un breve passaggio, ne restavano incantati e spesso ne prolungavano la sosta. I due alberghi: “Il Cicerone” e “L’Angiolo”, ambedue rinomati per le ampie terrazze sul golfo e per la prelibata cucina annaffiata dai deliziosi vini di antichissima origine, il Cecubo e il Falerno, contribuivano non poco a rendere la permanenza più gradevole. Mola adagiata sul mare, era attraversata per tutta la sua lunghezza dalla “Regina Viarum”, e ciò favoriva la produzione di opere come gouaches, acquerelli, incisioni, disegni, olii, di cui si conservano grosse quantità. Il borgo di Castellone invece, adagiato sulla parte alta della città, restava fuori dal transito forestiero e di conseguenza è stato meno riprodotto. Una veduta di Castellone è oggi molto appetibile tra i collezionisti; quando ne compare una in commercio, la contesa per aggiudicarsi il “pezzo raro” è intensa e combattiva. Ho avuto la fortuna di aggiudicarmi ad un’asta online uno splendido disegno che voglio condividere. L’immagine di rara bellezza e fine fattura, rappresenta una veduta panoramica di Castellone, vista dal quartiere Rialto, datata 1827 è attribuita a Ferdinando Michele Storelli. La linearità del disegno e la precisione della veduta ne fanno un importante documento storico per la ricostruzione iconografica di Formia all’inizio del XIX secolo. Interessante la vista dall’alto dell’allora via Tullia, oggi via Rubino, all’interno della quale è facilmente individuabile la cupola della chiesa di Santa Teresa e l’originario campanile della Chiesa del Carmine, distrutta nel bombardamento della seconda guerra mondiale e ricostruita nel dopoguerra, priva di campanile. Interessante inoltre l’edificio sito sulla parte destra del disegno, dove in epoca borbonica venne installato un telegrafo; al suo posto oggi insiste l’edificio che ospita il bar Triestina. L’autore Ferdinando Storelli, nato a Torino 1778 si trasferì a Parigi nel 1800, dove perfezionò la sua pittura frequentando l’Accademia d’Arte di Parigi. Sensibile agli incanti della natura, Storelli orientò principalmente la sua arte verso il “vedutismo” e nei suoi numerosi viaggi in Italia produsse una grande quantità di opere grafiche ed olii su tela. Morto a Parigi nel 1854, lasciò una grossa eredità artistica ai suoi due figli Felice Maria Ferdinando e Andrea i quali sulle orme paterne continuarono a dipingere e a disegnare vedute e paesaggi francesi e italiani.

domenica 25 aprile 2021

ARTHUR BLASCHNIK A FORMIA
L’attenzione dei, viaggiatori e studiosi che nei loro Grand Tour hanno attraversato il nostro territorio, non si è limitata alla realizzazione di incisioni o alla descrizione, nei loro diari di viaggio, dei luoghi che visitavano, ma si è anche tradotta in altre e più significative espressioni artistiche, quali disegni, chine, acquerelli e dipinti quasi tutti di notevole pregio.
Tra i numerosi viaggiatori illustri, il pittore polacco Arthur Blaschnik, è stato senza dubbio uno di quelli che ha lasciato una importante opera grafica, che rappresenta il quartiere alto di Formia, all’l’ingresso occidentale della città. Arthur Blaschnik (1823, Strehlen - 1918 Berlino), dopo aver completato i suoi studi accademici a Vienna viene in Italia attratto dalla bellezza delle opere di altri artisti. Viaggiò attraverso l'Alto Adige in Italia nel 1852 all'età di 30 anni e rimase a Venezia e Firenze prima di stabilirsi a Roma nell'ottobre 1853. Qui si è affermato come pittore dipingendo rovine romane e aree archeologiche della periferia della città. Realizza inoltre una serie di disegni di vedute italiane per l'album di viaggio dell'imperatrice Carlotta di Russia, consorte del re prussiano Federico Guglielmo IV. Nel 1856, sempre a Roma, entra nell'Associazione Artisti Tedeschi, fondata nel 1845, come membro del Consiglio Direttivo. Da Roma si sposta più volte verso Napoli e Capri, fermandosi sovente a Formia, ed esegue numerosi disegni che verranno pubblicati nel giornale “Leipziger Illustrierte Zei-tung”, edito a Lipsia.  Nel 1874 sposò la scrittrice Fanny Arndt (1827–1906), che aveva conosciuto durante il suo viaggio in Italia. Dopo 28 anni a Roma, Blaschnik tornò in Polonia e nel 1880 si stabilì definitivamente a Berlino. Dopo la morte della moglie Fanny Arndt, ritornò di nuovo a Roma nel 1907 e nel 1908. Arthur Blaschnik scompare a Berlino nel 1918 all'età di 96 anni. 
Nelle immagini: l’opera del Blaschnik, custodita nella mia collezione, datata 1853, disegno eseguito a matita e biacca della via Appia (oggi via Rubino), con vista del campanile della chiesa del Carmine, distrutto nell'ultima guerra mondiale, la chiesa di Santa Teresa e sulla parte destra, in primo piano, la vasta terrazza dell'edificio del telegrafo che era ubicato nei pressi del ponte di Rialto, e un ulteriore disegno a matita, custodito nel Muzeum Narodowe w Warszawie (Museo Nazionale in Varsavia) che raffigura il prosieguo della terrazza con veduta di Gaeta.

martedì 20 aprile 2021

ALEXANDRE DUMAS A FORMIA

Anche lo scrittore e drammaturgo francese Alexandre Dumas (1802 - 1870), autore di famosi romanzi come: "Il conte di Montecristo" e "I tre moschettieri", in uno dei suoi lunghi viaggi che lo portò a visitare l'Austria, la Germania, l'Ungheria e l'Italia, tra il 1865 e il 1867, prima di raggiungere Napoli volle fermarsi ed ammirare le bellezze di Formia, che poi descrisse in uno dei suoi libri: "Il Corricolo - Impressioni di viaggio". 
Così scrive Dumas: 
"... Andammo a desinare a Mola: ci condussero in una grande sala le cui finestre erano chiuse per mantenere la frescura; poi, a un tratto, mentre, seduti su buone sedie, ci facevamo vento con i fazzoletti, il cameriere apre una di quelle finestre. E' impossibile esprimere l'incanto del paesaggio che quella specie di lanterna magica svelava ai nostri occhi. Ci immergevamo in quel golfo così calmo che sembrava uno specchio azzurro, e dall'altro lato, avanzata fino all'estremo del promontorio, scorgevamo Gaeta. Dopo pranzo andammo a fare una passeggiata fino al Castellone, l'antica Formia, di cui esistono ancora una parte delle mura e una porta. Fra questi due borghi era situata una villa di Cicerone; da questa villa egli fuggiva, nascosto nella lettiga, quando fu raggiunto dal tribuno Popilio, di cui era stato avvocato, che gli taglio la testa e le mani a mo' di riconoscenza; è probabile che, ove Popilio abbia avuto nel resto della sua vita qualche altro processo, il tribunale sarà stato costretto a nominargli un difensore d'ufficio..." Dumas all’età di 68 anni, colto da una malattia vascolare che lo aveva reso semiparalizzato, si stabilì nella dimora del figlio Alexandre, dove morì nel dicembre del 1870. Nelle immagini una gouache del golfo come apparve agli occhi di Alexandre Dumas, un ritratto dello scrittore all'epoca del viaggio in Italia e un acquerello della torre di Castellone, opera di Pasquale Mattej.

sabato 10 aprile 2021

JOHANN WOLFGANG GOETHE A FORMIA 

Uno dei più lunghi viaggi in Italia fu quello di Johann Wolfgang von Goethe (Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 - Weimar 22 marzo 1832). Dal 3 settembre 1786 al 18 giugno 1788, per quasi due anni soggiornò nel nostro paese percorrendo gran parte del territorio italiano. Rimase affascinato dalla campagna romana, dove trascorse lunghi periodi, ospite del suo amico pittore tedesco Wilhelm, che gli dipinse un grande ritratto. Nel suo “Italienische Reise” (Il viaggio in Italia) Goethe scrive «...chi vuol capire che cos'è la poesia deve andare nella terra della poesia; chi vuol capire i poeti deve andare nella terra dei poeti...». Nel XVIII secolo si viaggiava in carrozza, sopportando vere e proprie torture fisiche e nel percorso che da Roma conduceva a Napoli, la sosta a Mola di Gaeta (Formia) era praticamente obbligatoria. Goethe descrisse il breve passaggio per Mola di Gaeta in controtendenza con tanti altri protagonisti dei “Grand Tour”. Non profuse parole di lodi per le essenze dell’agro formiano; fu il litorale che catturò il suo interesse con un fascino irresistibile e così lo descrisse il 24 febbraio del 1787: 
 " Da parecchie ore era giorno quando arrivammo allo ammirevole golfo di Mola di Gaeta. I pescatori tornavano carichi dei loro bottini e la spiaggia s'era tutta animata. Alcuni se ne andavano cercando nelle loro ceste pesci e frutti di mare , altri preparando le reti per la nuova pesca. Mola di Gaeta ci salutò nuovamente con i suoi alberi ricchi di aranci. Siamo rimasti un paio d'ore. La baia innanzi alla cittadina offriva una delle più belle viste; il mare giunge fin qua. Se l’occhio segue la destra riva, raggiungendo infine la punta del corno della mezzaluna, si scorge su una rupe la fortezza di Gaeta, a discreta distanza. Il corno sinistro si stende assai più innanzi; prima si vede una fila di montagne, poi il Vesuvio, quindi le isole. Ischia è situata quasi di fronte al centro. Qui trovai sulla riva, lasciati dalle onde, le prime stelle di mare ed i primi echini; una bella foglia verde, sottile come finissima carta velina, e anche curiosi frammenti minerali; le solite pietre calcari erano le più frequenti, ma c’era anche serpentino, diaspro, quarzo, breccia, granito, porfido, varie specie di marmo, vetro di colore verde e azzurro. Queste ultime pietre sono difficilmente della regione, ma probabilmente sono frammenti di antichi edifizi, e così vediamo come, dinanzi agli occhi nostri, l’onda possa scherzare con gli splendori del mondo preistorico. Ci fermammo volentieri, divertendoci della natura di quella gente, che si comporta ancora quasi da selvaggia. Allontanandoci dal molo, la vista rimane sempre bella, sebbene si perda il godimento del mare. L’ultimo sguardo che gli rivolgiamo coglie una graziosa insenatura che vien disegnata." 
 Goethe è tra i più rappresentativi letterati tedeschi nel panorama culturale europeo. Poeta, scrittore e drammaturgo, non fu prolifico solo nella letteratura, ma si dedicò con notevole successo anche alla pittura, alle scienze, alla musica ed alla politica (fu ministro a Weimar per undici anni). Il viaggio in Italia segnò profondamente l’animo di Goethe, che si immerse nella rigogliosa natura e nel classico ambiente dell’Italia settecentesca. Al suo ritorno in Germania non volle più essere uomo politico e si dedicò esclusivamente alle lettere ed alla filosofia. 
 Nelle immagini una litografia acquerellata di Formia dell'epoca del viaggio di Goethe e un ritratto ad olio dello scrittore, con lo sfondo della campagna romana, dipinto da Johann Heinrich Wilhelm Tischbein nel 1787

giovedì 1 aprile 2021

UNA CARTOLINA MUSICALE DA FORMIA 

Normalmente mi soffermo poco a leggere le scritture vergate sul verso delle cartoline della mia collezione. Ma ci sono casi così particolari da attirare immediatamente l’attenzione, sollecitando le molle di una curiosità latente che richiama ad un’attenta indagine.
E' il caso di una delle tante cartoline di Formia, viaggiata nel 1930, nel cui retro sono disegnati due righi musicali che rappresentano quasi una breve composizione accompagnata da testo. Il messaggio del mittente cita testualmente:
"Pio carissimo, non odi gli appelli di Kundry? Da Ravello a Formia, Klinksor ha destato lo stesso incantamento... Obbedisci, una volta tanto, alla maga sublime. Io farò per lei gli onori di casa e accoglierò il carissimo amico esultando. Caramente tuo Gino Tani."
Il musicale invito rivolto da Gino Tani ( Tivoli 1901 - Roma 1987), docente di storia della musica e della danza a Roma, presso il conservatorio di S. Cecilia di Roma, era rivolto al prof. Pio Bottoni (Tivoli 1883 Roma 1936), pittore romano operante nell’ultimo trentennio del XIX secolo, specializzato nella pittura paesaggistica, sia ad olio che ad acquerello, attivo tra Umbria e Lazio. Ma non era passione per la pittura ciò che univa i due amici, bensì l'amore per la musica. Pio Bottoni era anche storico e critico di danza e gran Maestro dell'Ordine Wagneriano. Il professor Gino Tani lo invitava a trascorrere alcuni giorni a Formia, paragonandola allo scenario rappresentato nel secondo atto del Parsifal, opera di Richard Wagner (Lipsia 1813, Venezia 1883), ambientata nel giardino del perfido Klingsor, ispirato al magnifico parco di Villa Rufolo a Ravello, sulla costiera amalfitana, visitata dallo stesso Wagner nel 1880. 
 Nell'immagine La cartolina e l’invito musicale rivolto da Gino Tani all’amico Pio Bottoni.