martedì 14 maggio 2024

LA VIA APPIA A FORMIA: IL PONTE E L’EPITAFFIO DI RIALTO - di Salvatore Ciccone
In memoria della cara Franca Forte, per l’impegno donato alla sua amata Formia, con imparzialità e spirito di amicizia, vera costruttrice di cittadinanza. Nel Rinascimento, con il consolidarsi degli assetti politici e il rifiorire dell'economia e dell'arte, la via Appia tornò nuovamente ad essere considerata indispensabile e rapido collegamento del Meridione con Roma centro della cristianità, quindi con l'Europa. Documenti dei restauri viari sono i cosiddetti Epitaffi, monumenti commemorativi dei lavori compiuti sotto il dominio spagnolo di Filippo II il Cattolico. Uno di questi monumenti riguarda la costruzione del ponte sul torrente Rialto, il “rivum altum” così denominato per le alte e ripide sponde, vera difesa naturale ad occidente dell'antica Città e in prossimità del trecentesco Castellone; Il ponte e l’Epitaffio in seguito all’ultima guerra ancora restano in rovina e benché il luogo commemorato per le numerose vittime civili, versa in un generale stato di incuria. Il ponte era costituito da un grande arco in conci di tufo alternati a mattoni, solido e leggero ad un tempo, impostato su spalle inferiormente rivestite da alte cortine di pietra squadrata, elementi di spoglio di antichi monumenti come l’iscrizione del sepolcro di Marco Vitruvio, recentemente ritrovato e scavato presso la vicina Fontana Romana. Dell'Epitaffio rimangono parte del nucleo cementizio e del rivestimento lapideo del basamento: questo a forma di podio è lungo m. 5,30, largo 1,70 e alto 1,90 compresa la cornice composta di un grosso rotondo ‘toro’ con sottostante ‘guscio’. L’architettura del monumento può solo osservarsi in alcune foto d'epoca, dove sul podio si erigeva una parete risaltata sui cantoni da coppie di lesene, concluse da modiglioni e coronata da un frontone ‘ad arco spezzato’; nella parete centrale campeggiavano tre stemmi e una lapide commemorativa; l'altezza complessiva doveva essere prossima ad 8 metri. Il testo dell'iscrizione compare nel manoscritto di Pasquale Mattej “L'Ausonia” (1866-69) conservato nella Biblioteca Vallicelliana in Roma:
PHIL • II • CHAT REGNANTE PERAF • ALCALAE DVX PRO REGE RIVO ALTO PONTEM ALTVM IN OMNIBVS REBVS ALTA QVADAM MENTE PRAEDITVS ADDITIT M•D•L•XVIII
Con una libera traduzione si dice: “Regnante Filippo II il Cattolico, il viceré Perafan duca d'Alcalà pose sul Rio Alto un ponte eccelso, avendo in tutte le cose una certa ampia cognizione, 1568”. Il duca d'Alcalà Pedro Afàn de Ribera, detto don Perafan, nato a Siviglia nel 1508, ricoprì la carica di viceré in Catalogna e poi a Napoli dal 12 giugno 1559 al 2 aprile 1571, data della sua morte. Condusse un’amministrazione distintiva per le opere pubbliche, oltre a quelle viarie, quelle a difesa dai Turchi a Napoli e le torri costiere. Gli stemmi dell'Epitaffio dovevano essere della casa regnante al centro e ai lati del duca e della città di Gaeta, cui questo territorio allora apparteneva. Il Mattej riferisce che il monumento era in origine collocato sul piano del ponte, poi riposizionato per l'ampliamento dell'attuale via Olivetani nel 1856-57. La posizione originaria è documentata nell’unica immagine finora nota, una grande tela ad olio di collezione privata a Formia, che ritrae il suggestivo paesaggio del sito falsamente firmata “Angelo Viviani 1850”, invece sicuramente attribuibile a Pasquale Mattej. Il monumento è visto di spalle dall’attuale via Olivetani, effettivamente sul piano del ponte allineato al verso di percorrenza. In esso vi Appaiono due ulteriori elementi: nel mezzo del frontone spezzato, a giustificare questa forma, si erge un pinnacolo sormontato da sfera; nel retro del monumento, a guardare la via che scende da Castellone, campeggia un’altra epigrafe con spigoli risaltati, della quale sinora non si ha menzione ma che può relazionarsi al percorso secondario. Interessanti confronti tipologici, oltre ai contenuti epigrafici, possono farsi con i simili monumenti eretti dal viceré tra i quali innanzitutto quello presso Monte San Biagio, adiacente la torre del vecchio confine pontificio detta appunto dell'Epitaffio, come pure quello recentemente restaurato in località Sant'Andrea nel territorio di Fondi prossimo al confine con Itri, nell’Antichità quello del municipio di “Formiae” sull'antico tracciato dell'Appia. Il duca d'Alcalà con questi monumenti volle restituire alla via Appia non solo la funzionalità di un tempo, ma anche la fama e la monumentalità dell'antica “Regina Viarum” rinominata “Via Regia” in cui la memoria dell'artefice, a somiglianza degli antichi, rimanesse eternata nelle lapidi con l’architettura degli epitaffi ispirata agli splendori della classicità. Si conferiva così all'arteria una connotazione storica e culturale quale effettivamente andò sviluppandosi in particolare nel Golfo di Gaeta, apprezzato dai viaggiatori per la natura incantevole dei luoghi e per le sparse antichità. Purtroppo la condizione dei resti di Rialto si è andata via via aggravando, non solo per il naturale degrado, ma per gli interventi susseguiti negli ultimi anni, tra i quali un’alta recinzione sul ponte moderno che impedisce la vista di quello cinquecentesco e una ‘cabina’ di un impianto tecnico accostata ai resti dell’Epitaffio: ora questo, in conseguenza all’incuria è del tutto occultato da rigogliosa ma invadente vegetazione, situazione favorevole ad un atto di totale soppressione del monumento: per uno strano caso anche il sepolcro di Vitruvio, la cui epigrafe giace riutilizzata sotto il Ponte, viene lasciato ricoprire da edera appositamente piantumata e senza che le autorità preposte intervengano. Nella valorizzazione dell'itinerario culturale dell'Appia antica, anche il ridotto rudere dell’Epitaffio di Rialto ed il ponte stesso risaltano come preziose testimonianze del passato, non certo da nascondere, ma da preservare quali patrimonio della collettività come l’ancora viva memoria di tragici eventi bellici.
Bibliografia Degli epitaffi e delle relative epigrafi si fa anche menzione in: “Pianta del real cammino di Roma da Napoli fin’al confine del Regno” (Bibl. Naz. Napoli, mss xv A 16); D. A. Parrino, “Teatro eroico e politico de’ governi de’ viceré del Regno di Napoli dal tempo del re Ferdinando il Cattolico fino al presente” (Napoli 1770, pp. 181-82). Riguardo l’epigrafe sulla Porta di Mola in: N. Chytraeus, “Variorum in Europa itinerum deliciae […]”, (?) 1606, p. 48; S. Ciccone, “Formia Turismo” 5-1989, pp. 8-10; A. Di Biasio in “Formianum” I-1993, p.105.
DIDASCALIE : 1. L’epitaffio di Rialto in una foto d’epoca. 2. Il ponte di Rialto con l’Epitaffio nella posizione originaria, in un dipinto di Pasquale Mattej (autoritratto in basso a destra) contraffatto a firma di “Angelo Viviani 1850”. 3. Particolare dei resti dell’Epitaffio con le modanature del podio. 4. I resti dell’Epitaffio come oggi “invisibili” (a destra della cabina tecnica). 5. Il monumento alle vittime civili nel bombardamento del 18 aprile 1944.

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