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martedì 14 giugno 2022

IL TEATRO DI CASTELLONE AL CANCELLO
A non tutti è noto il perché l’area archeologica del rione Castellone, dove insiste un antico teatro, viene chiamata “gliu canciegl’ – il cancello”. Una risposta ce la fornisce Pasquale Mattej con questo suo scritto : “… E poiché di balaustre di legno fu recinta una cappelluccia qui esistita con l'immagine del Santo dipinta con grossolani colori a quel sito fu dato il nome Cancello, che tuttavia rimane nei paesani riconosciuto al portone ...” Nell’anno 303, qui si ritiene sia stato martirizzato il Santo Patrono Erasmo. A dicembre del 1977 il Centro Studi “Pasquale Mattej”, realizzò presso la Grafica D’Arco, una “Guida per il turista e lo studioso in cerca di antiche testimonianze - FORMIA ARCHEOLOGICA”, forse l’unica vera e completa guida turistica che Formia abbia mai avuto. Uno dei componenti del Centro Studi era il prof. Giovanni Ciccone che così descrive il Teatro: “Ad occidente dell'Arce "Castellone” all'inizio di via Gradoni del Duomo, salendo, a sinistra, vi sono i ruderi dell'antico teatro ora inglobati in costruzioni che risalgono al secolo XVII. Si entra nell'area della fabbrica attraverso un portone bugnato “Il Cancello" e, nella piazzetta al limite del vicolo, si può osservare come gli edifici seguono la curva di una parte della cavea. La piazzetta occupa l'area dell'orchestra, al di là vi erano il proscenio e la scena. Il rudere se venisse liberato offrirebbe ancora molto dell'antico teatro che per dimensioni e forme non doveva differire da quello oggi restaurato a Minturno. Sono da notare i muri radiali della cavea sporgenti dalle costruzioni e i locali terranei, ambienti di passaggio e di sostruzione dell'antico complesso. Esiste a Formia anche un Anfiteatro, ma anche questo edificio non è stato ancora portato alla luce. Quest'opera restaurata, darebbe da sola motivo di richiamo turistico ripristinandone la funzione per la rappresentazione di spettacoli vari. Un'epigrafe, n. 6090 del C.I.L. ci dice che a Formia furono dati dei ludi gladiatorii; questi spettacoli erano una prerogativa degli anfiteatri. Il Capaccio nella sua Historia Neapolitana p. 617 ci dice di aver visto a Formia i ruderi di un anfiteatro. Fu solo quando si eseguirono per il Comune delle fotografie aeree che il podestà F. Tonetti individuò l'anfiteatro nella zona di Conca nel rione Mola. Furono eseguiti dei sondaggi e si costatò che tutto l'edificio, di forma ellissoidale, ha come asse maggiore un'ampiezza di m. 90 circa. I ruderi di parte delle scalee si possono oggi scorgere al limite della via XX Settembre.” Nell’immagine l’edificio del secolo XVII sui resti del teatro, fotografia a corredo dello scritto del prof. Giovanni Ciccone.

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