sabato 10 aprile 2021
giovedì 1 aprile 2021
venerdì 26 marzo 2021
martedì 23 marzo 2021
giovedì 11 marzo 2021
domenica 7 marzo 2021
giovedì 4 marzo 2021
giovedì 25 febbraio 2021
sabato 20 febbraio 2021
lunedì 15 febbraio 2021
"AMBIGUITA' CICERONIANE"
Trascrivo un brano tratto dal suo libro “Viaggio da Roma a Napoli”, pubblicato nel 1834:
«(...) Sabato 25 ottobre. A Mola di Gaeta alloggiai all’Albergo del Cicerone, posto in una posizione deliziosa. Pochi passi più innanzi vi è un altro albergo detto dell’Angiolo ed è la villa stessa del principe di Caposele locata per albergo. Questi due alberghi fanno tentazione di rimanervi una settimana, tanto più se ai begli avanzi di antichità si aggiunga il buon Falerno che si beve in questi alberghi. Ambedue hanno un giardino delizioso pieno di aranci esposti al cielo senza bisogno di riparo per l’inverno. Clima beato, località deliziose, posizione invidiabile se avesse le cose che le mancano! All’albergo fui trattato di una cena squisita con buon Falerno, che conservasi in barili ma che mettesi in bottiglie tosto che vi si mette mano.
Domenica 26 ottobre. Partito alle 6 di mattina. Dopo aver pagato un conto di tre piastre ossia 36 carlini. Ma la vista che gode quest’albergo rende meno grave la soperchieria dell’albergatore. La vera villa di Cicerone è però l’altro albergo. La guida è inesatta (...)».
Come non presumere, dato il tono risentito dell’avviso, un accordo lucroso sottobanco tra il gestore dell'albergo Cicerone e i postiglioni?
Nelle immagini una fotografia dell'albergo Cicerone, una veduta aerea che indica la giusta posizione dei due alberghi, la litografia pubblicitaria dell'albergo dell'Angiolo realizzata da Pasquale Mattej e un ritratto di Giuseppe Acerbi opera del pittore Luigi Basiletti.
mercoledì 10 febbraio 2021
A PIEDI DI PASSAGGIO PER FORMIA
domenica 7 febbraio 2021
venerdì 5 febbraio 2021
UN FILO DI ARIANNA PER I MONUMENTI DI FORMIA
Salvatore Ciccone
La conoscenza archeologica di Formia fino ad un recente passato è stata determinata da fortuite scoperte, prima durante la rinascita di un tessuto urbano dal Settecento al primo Novecento, poi negli scavi edilizi più consistenti e distruttivi dal secondo conflitto mondiale fino agli anni 1970.
In questa seconda fase si distingue per frequenza ed eccezionalità dei rinvenimenti l’area di via Nerva e via XXIV Maggio, comunicanti traverse al nuovo corso Vitruvio e alla via Rubino, quest’ultima ricalcante il decumano massimo della città romana ovvero il tratto urbano della via Appia. Vi sono affiorati numerosi elementi architettonici di epoca romana di pietra e di marmo, alcuni già confrontabili con quelli documentati da Pasquale Mattej a metà Ottocento, come quelli affiorati nel prolungamento di via Vitruvio negli anni 1920 nell’ambito di una piscina natatoria attribuita a Nerva, tra le cui sculture rinvenute due Nereidi su ippocampi sono ora esposte al Museo Archeologico di Napoli.
Di confusa entità invece sono i cospicui elementi architettonici lapidei venuti in luce dal Dopoguerra con l’apertura di via XXIV Maggio e aree finitime, per lo più appartenenti ad un arco monumentale, determinato dalla presenza dei cunei dell’archivolto, caratterizzato da ordine architettonico e da una cubitale iscrizione dedicatoria. Di questo arco si ha traccia nella toponomastica medioevale, allorquando questa zona ai piedi del colle ‘Cascio’ veniva chiamata “luarcu”.
I reperti rimossi furono principalmente accumulati con una certa suggestione in piazzetta Municipio, ai quali si aggiunsero quelli “scaricati” nel piazzale delle Poste; in anni più recenti, per il restauro dell’edificio comunale, dalla piazzetta vennero distribuiti disordinatamente nella Villa Comunale, quindi nel rifacimento di questa “ammucchiati” nell’area del campo sportivo insieme ad altri tolti dal giardino di piazza della Vittoria, pure in rifacimento e poi sparpagliati nell’adiacente parco della Scuola Nazionale di Atletica Leggera del CONI. Nel frattempo i reperti nel piazzale delle poste, per la costruzione del parcheggio coperto, vennero trasferiti al Parco Antonio De Curtis nella periferia orientale di Giànola: di questi una piccola parte era stata già distolta e malamente disposta a lato di via Tullia e da qui oggi nel recente parcheggio adiacente il lato mare del Castello di Mola.
Questo frammenti, più di novanta, in quanto erratici non sono stati mai considerati nel loro valore artistico e documentale e neppure in relazione ai contesti di provenienza, quando invece essi rappresentano monumenti di grande interesse e potenzialità culturale.
Di fatto i reperti ora giacciono in tre luoghi tra loro distanti della città: nel parcheggio del Castello di Mola, n. 9 pezzi in pietra calcarea; nel parco del CONI, n. 55 pezzi in pietra calcarea e marmi vari; nel Parco De Curtis, n. 28 pezzi in pietra calcarea. Alcuni gruppi di reperti sono sicuramente congruenti ed identificabili, quelli della piscina di Nerva e in maggior numero quelli dell’arco; con altra parte anche pregevole al momento di dubbia provenienza, restano promiscuamente accostati e incomprensibili nella loro specificità monumentale, oltretutto la parte conservata nel CONI non liberamente fruibile. Alcuni di questi reperti, quelli marmorei di maggior pregio sono poi stati usati come ornamenti da giardino nella Villa comunale…Dopo averli puliti con idrosabbiatrice!
Da questo excursusappare indubitabile come questi reperti archeologici anche finemente scolpiti e quindi di valore estetico siano stati malamente sopportati nell’avvicendamento delle varie Amministrazioni e trasversalmente alle specifiche ideologie politiche. Scomodi, tanto da essere allontanati oltre che dai contesti di provenienza, da quegli ambiti che avrebbero potuto costituire una occasione ideale di esposizione e fruizione turistico-culturale quali la Villa Comunale e la Piazza della Vittoria.
Vano è stato ogni tentativo di dare un compimento a questa Odissea anche tollerata dalle competenti autorità, in considerazione del danneggiamento nella movimentazione dei pesanti blocchi.
Non è tollerabile oltre questa situazione, come pure le decisioni della Soprintendenza avulse dalla cittadinanza in merito ai recenti ritrovamenti presso l’Acquedotto Romano e in quelli del Lapidario di Villa Caposele oggi Rubino. E questo quando una città vicina come Gaeta sta esemplarmente valorizzando ogni testimonianza del passato materiale e immateriale per riconvertire e incentivare la propria economia; ancor più nell’attuale emergenza con la costatazione della debolezza e della nocività delle attività di facile profitto.
Una proposta è rappresentata dal Progetto Arianna presentato dal locale Archeoclub che nel filo del mitico personaggio intende restituire alla Città questi monumenti reintegrati in specifici spazi espositivi in tutto la loro valenza culturale. Gli elementi riconducibili all’arco monumentale sono forse testimonianza pari se non maggiore del Cisternone romano nel rione di Castellone, opera eccellente d’ingegneria idraulica sotterranea ma priva di una immagine espressiva della civitas.
La prossima Amministrazione di Formia, qualunque essa sia, ne prenda esempio e si presti doverosamente alla tutela e ad una esigente valorizzazione di queste testimonianze, considerando insieme ad esse le risorse umane di cultura e competenza a cominciare da quelle presenti sul suo territorio.
IMMAGINI
1- Un gruppo promiscuo di elementi architettonici di epoca romana nel Campo CONI.
2 - Una base, un capitello e sul fondo un elemento di semicolonna dell’arco monumentale presso il Castello di Mola.
3 - Elementi dell’arco monumentale nel Parco De Curtis: in primo piano due cunei dell’archivolto.
4 – Disegno di Pasquale Mattej eseguito nel decennio 1860 nella sua opera manoscritta “L’Ausonia…” conservata nel fondo a suo nome presso la Biblioteca Vallicelliana in Roma. Rappresenta elementi architettonici lapidei con dedica onoraria, trovati poco sotto l’attuale via Rubino all’incrocio con l’allora via Cascio, circa l’attuale via XXIV Maggio. Sono riconducibili a quelli reperiti verso il 1970 nello stesso luogo e ascrivibili ad un arco monumentale.
5 – I medesimi reperti iscritti quando erano posizionati in piazzetta Municipio ed ora variamente collocati in zone distanti dal centro cittadino.
mercoledì 3 febbraio 2021
I COLLI SI RIVESTONO DI PAMPINI E VI SI EDUCAN GLI ULIVI
giovedì 28 gennaio 2021
IL RESTAURO DEL CENOTAFIO DI MARCO TULLIO CICERONE
I lavori di restauro si protraggono per circa due anni ed il risultato finale si può evincere dalle due immagini che fermano lo stato di consistenza prima dell’inizio dei lavori e ad opere ultimate. Il restauro ha interessato anche l’antico muro di confine con la via Appia, realizzato in “opus reticulatum”.
Nelle immagini, purtroppo non di buona qualità, si possono vedere le impalcature erette per l’esecuzione dei lavori e tre fotografie, scattate il giorno dell’inaugurazione, riconosco l’ing. Carlo Chiota, Responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale, il consigliere comunale Pietro Tommasino, il sindaco dell’epoca Vincenzo Filosa ed il suo successore Vincenzo Aprea.
lunedì 25 gennaio 2021
venerdì 22 gennaio 2021
SAN GIOVANNI BATTISTA ED IL CRISTO
IN UN DIPINTO DI RUBENS
di Renato Marchese
Tra i tanti dipinti di antichi maestri che hanno ritratto San Giovanni Battista infante con Gesù Bambino, quello del pittore fiammingo Peter Paul Rubens 1577-1640, (olio su tavola del 1615 - custodito nel Museo della Storia dell’Arte di Vienna), è senza dubbio uno dei più belli: il Bambino Gesù e il futuro profeta del deserto della Giudea accompagnati da due cherubini alati. Il quartetto sembra divertirsi in una sorta di gioiosa scampagnata, avendo portato con loro una quantità di frutta di varia natura. Il braccio sinistro di San Giovanni circonda la testa di un agnello che uno degli angeli cerca di sollevare, la mano destra del Cristo carezza una guancia del Battista.
In una recente asta mi è capitato di osservare una splendida incisione che riproduce il dipinto di Rubens. L’opera calcografica è stata eseguita al bulino da un grande maestro incisore: il francese Ferdinand Joubert e reca la data del 1875. Joubert ha voluto dare un’impronta personale all’incisione aggiungendo due ortaggi accanto alla frutta ed una piccola croce di legno vicino al piede sinistro del Santo, attributo quasi sempre presente nelle immagini del Cristo Bambino e del Battista.
Jean Ferdinand Joubert de la Ferté (1810-1884) è stato anche un valente fotografo ed inventore di nuove tecniche fotografiche. Ha inoltre inciso notevoli francobolli e marche fiscali del Regno Unito e gli Stati Confederati. E' stato anche l'incisore del “half penny giallo”, il primo francobollo dell’isola di Malta.
Collezionando, oltre alle vedute, anche stampe dei nostri due Santi Patroni Erasmo e Giovanni Battista, non mi sono lasciato sfuggire la ghiotta occasione, riuscendo ad aggiudicarmi la bellissima incisione.
Nell'immagine le due opere a confronto.
giovedì 21 gennaio 2021
domenica 3 gennaio 2021
A TE CHE HAI L'ANIMO DELICATISSIMO...
Di Renato Marchese
Nel 1927, la tipografia del Senato in Roma, stampa per conto della libreria di Scienze e Lettere, un libretto di circa 70 pagine, firmato da Corrado Grossi dal titolo: "Il Golfo di Gaeta - Valle del Garigliano, spiaggia di Scauri, Formiae litus, Vendicio, Serapo".
L'esemplare in mio possesso reca una bellissima dedica, scritta da una donna da qualche mese residente in Formia, che offre il volume al suo "amato", per renderlo partecipe delle sensazioni che la nostra terra le sta offrendo:
"A te, che hai l'animo delicatissimo e che senti profondamente tutta l'arte e la poesia, offro, affinché tu possa avere più ampia visione di questo luogo e dei dintorni meravigliosi, dove da qualche mese vivo col pensiero costantemente rivolto a te, al sublime e al bello di cui è prodiga la natura. Evelina”
Formia 12.4.30 A VIII EF"