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giovedì 28 ottobre 2021

ULTERIORI ANNOTAZIONI AI COSIDDETTI NINFEI DI VILLA CAPOSELE Salvatore Ciccone
L’esigenza di queste pagine di esporre in forma divulgativa un argomento vasto e complesso come quello dei cosiddetti Ninfei di Villa Caposele (vedi il post di queste pagine del 20 ottobre scorso : https://www.facebook.com/ComeEriBellaFormia/posts/4598820153514868), ha dovuto ricorrere ad una semplificazione dei concetti come delle immagini. Visto l’interesse suscitato dalla trattazione precedentemente pubblicata, si crede opportuno fare qualche precisazione su alcune particolarità architettoniche delle due sale colonnate ad uso di triclinio ossia ‘oeci’. Nella sala quadrata ‘tetrastila’, merita di essere considerato nella ulteriore immagine (fig. 1) il muro prominente orientale prossimo alla colonna originaria nel quale si apriva, verso un ambiente contiguo, un largo passaggio quadrangolare definito da architrave a piattabanda con soprastante arco di scarico, quest’ultimo residuato e tutto murato nell’Ottocento. La curiosità sta nel fatto che il passaggio si trova decentrato rispetto alle due colonne e cioè verso il fondo (fig. 3 a dx): entrando dal davanti esso si sarebbe veduto per intero, come anche provenendo dall’ambiente laterale avrebbe consentito una visione articolata della sala colonnata; accorgimenti anche in relazione alle dimensioni stesse del passaggio che ad una altezza di 8 piedi (m. 2,36) ha assegnata una larghezza di 9 piedi (m. 2,66) per restituire una immagine circa quadrata del varco. Non è possibile sapere se pari passaggio fosse praticato nel muro opposto, visto che era completamente crollato e ricostruito nell’Ottocento, ma è probabile che attraverso l’apertura documentata la visuale fosse indirizzata verso un elemento scultoreo. A questa funzione si riconducono le “ambulationes” citate da Vitruvio (“De Architectura” VII, 5, 2) come luogo espositivo di cicli pittorici quando non di sculture relativi la Guerra di Troia o le gesta di Ulisse. Ciò è tanto più rimarchevole se si considerano altre sale prossime provviste o documentate con nicchia semicircolare di fondo, questo nel contesto paesaggistico di Formia evocante i mitici Lestrigoni e del promontorio destinato alla sepoltura di “Caieta”, la nutrice di Enea. Si è già puntualizzato sulla destinazione generale delle stanze comprese tra i due ‘oeci’, tetrastilo e corinzio, senza dubbio termale dai vari indizi e osservazioni tramandate, tipologicamente calzante con la contiguità ai triclini. Nella duplice linea di stanze interposte, quella centrale delle tre posteriori, si aggiunge l’immagine sulla volta a botte (fig. 2) del residuo del rivestimento decorativo in stucco ‘strigilato’, con scanalature replicanti la curvatura. È questo un espediente tipico degli ambienti caldo-umidi per evitare il gocciolamento dell’umidità di condensa favorendone lo scorrimento lungo i lati e sulle pareti, di pari provvisto di forte risoluzione decorativa in questo caso forse risalente ad una successiva fase manutentiva; similare e integralmente conservato è nell’ambiente del “balneum” nelle sale voltate del vicino ambito delle cosiddette “Grotte di Cicerone” (fig. 3). Riguardo agli alzati delle due sale si aggiungono le sezioni (figg. 4, 5) nelle quali, nel tangibile criterio modulare ampiamente esposto, si possono osservare le collimazioni geometriche nel riporto delle dimensioni delle parti tramite archi di cerchio. Una curiosità che non trovava spiegazioni all’atto del rilievo, si presenta nell’oece corinzio nella diversa altezza delle navatelle laterali al colmo delle volte. Questa nella sezione (fig. 5 in alto a sx) si dimostra relazionata alla nicchia comprendente la vasca sorgiva, poiché è di poco decentrata per aumentare l’ampiezza dell’adito dell’antica scala per il piano superiore: delle navate si riportò la distanza dal centro della nicchia come altezze, come evidentemente indicato nel progetto, ma confondendoli coi riferimenti reali corretti in corso d’opera, risultando così difformi. Questa circostanza dà certezza sui metodi di progettazione e messa in opera, suscettibili di aggiustamenti e tollerabili errori: al rigoroso e occulto criterio a base della perfezione dell’opera, è un errore che a distanza di millenni ne restituisce la dimensione della più modesta ma vitale identità umana.
Nelle immagini: Oece tetrastilo, vista del muro orientale con l’accesso murato; Ambiente tra i due oeci, volta con residuo di rivestimento a stucco ‘strigilato’; Volta ‘strigilata’ nel “balneum” nell’ambito delle cosiddette “Grotte di Cicerone”; Sezioni parzialmente restitutive dell’oece tetrastilo, trasversale a sx, longitudinale a dx; Sezioni parzialmente restitutive dell’oece corinzio, trasversale verso il fondo in alto a sx e verso l’ingresso a dx, longitudinale sotto.

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