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giovedì 24 dicembre 2020

FORMIA  CITTA'  D'ACQUA

di Renato Marchese

Per una città l'acqua è stata da sempre una delle risorse più importanti, e l'antica Formiae era famosa per la sua grande disponibilità di sorgenti, fontane pubbliche, terme, cisterne,  ed altre strutture simili. 

Alcuni anni addietro vennero rinvenute una lapide e alcune basi nelle quali è citata la presenza in loco di un "curator aquarum", cioè "curatore delle acque", tale Lucio Varronio Capitone a cui era affidata la cura delle acque della città. 

Il curator aquarum, in epoca romana era un personaggio di rilevante importanza, scelto tra i senatori o consoli, a lui spettava la gestione ed il controllo di tutta la rete idrica della città. 

Formia era ricchissima di acqua e probabilmente riforniva tutto il "Sinus Formianus", che si estendeva dalla punta di Gaeta fino a Scauri.

Nel 1930 così scrive il podestà di Formia Felice Tonetti, dopo la scoperta di una "conserva d'acqua" a Castellone:  

" (...) Lo dimostrano le proporzioni di un acquedotto certamente romano, che forse ne conduceva le acque alla conserva oggi scoperta, e quelle di un acquedotto borbonico, che la adduceva alla cisterna sottostante la piazza S. Teresa, per uso del popolo e della caserma per la cavalleria ivi stanziata (...)".

La cisterna borbonica, probabilmente costruita sopra resti di epoca romana, si divide in due campate comunicanti per un totale di circa 250 metri quadrati, con un'altezza alla sommità delle volte di circa 4 metri, la cui capienza è di circa 900 metri cubi.

Nelle immagini la cisterna come si presenta oggi.





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