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mercoledì 23 giugno 2021

Da “GAETA MAGICA” di Benedetta Zinicola – Edizioni Adriano Gallina Editore – Novembre 2020 LA NOTTE DI SAN GIOVANNI TRA CREDENZE E RITI
Da sempre la notte della ricorrenza della festa di San Giovanni Battista è ritenuta essere una notte magica, per riti di diverso genere, legati ad antiche cerimonie celebranti il culto solare. È una delle quattro notti magiche dove i poteri soprannaturali sono più forti. Tra il 23 e il 24 giugno infatti, il sole raggiunge il suo apogeo, il suo massimo potere caldo e sembra fermarsi. I contadini accendevano i falò, in onore del sole per propiziare la sua benevolenza e rallentarne la discesa. Non solo: era anche un rito purificatore. Nel falò vi gettavano dentro cose vecchie affinché il fumo che ne scaturiva tenesse lontani spiriti maligni e streghe. A volte si bruciava un pupazzo invece del falò, come in Epifania, così da bruciare simbolicamente malasorte e avversità. Il bestiame veniva fatto passare attraverso i fumi del falò per sconfiggere le malattie e quindi la morte del prezioso bene, oltre a proteggerlo da fatture e malie di occhi invidiosi. La cenere lasciata dai falò poi veniva utilizzata dalle persone per passarla sul corpo e sulla testa in modo da scacciare i mali fisici. Propiziare il raccolto e proteggersi dal male era tipico delle superstizioni antiche e "chi meglio di San Giovanni, patrono delle antiche sette esoteriche cristiane poteva aiutare?". La notte di San Giovanni è una notte importante, perché dedicata a diverse forme di divinazione. Era noto il rituale della "fusione del piombo" (Squaglià la piùmme) . Consuetudine era fonderne sul fuoco alcuni pezzi che, gettali nell'acqua di una bacinella, assumevano delle forme da cui si traeva una sorta di oroscopo per le giovani da marito. Una volta fuso, dicendo: "A nome de San Giuanne" si gettava la fusione nell'acqua della bacinella che veniva contemporaneamente coperta, poi si recitavano alcune preghiere, ci si segnava e si scopriva. Alle forme che aveva assunto ii piombo raffreddandosi, si attribuivano vari significati e da questi si traevano presagi per il futuro prossimo. Le nubili attendevano con ansia questa festa per farsi predire il futuro amoroso perché San Giovanni era considerato il protettore delle innamorate, e per trarne indizi sul futuro marito. Diversi erano i metodi di divinazione, dal piombo fuso alla chiara di uovo, alle fave sotto al cuscino. Ma tutte utilizzate per la divinazione amorosa... Anche le Ianare avevano il loro gran da fare in questa notte magica, perché andavano alla raccolta del fiore stramonio sulle montagne. Grande festa è ovviamente anche nella città di Formia, dove si andava nella Chiesa dedicata al Santo per ringraziarlo dei passati dolori di testa. Infatti ci si rivolgeva a San Giovanni per guarire dall'emicrania. Consuetudine era anche preparare "l'acqua di San Giovanni" ossia in un catino con acqua erano messe a macerare varie piante officiali: lavanda, salvia, rosmarino, petali di rosa, menta, artemisa, camomilla, iperico". La mattina quest'acqua, veniva filtrata e utilizzata per lavare il viso e corpo. Questo antico rituale magico, tramandato da secoli, si narra che, fosse utile a far ricrescere i capelli, favorire la fecondità, curare la pelle e allontanare le malattie. La mattina del 24 giugno si potevano immergere i bambini in quest'acqua profumata per detergere e idratare la pelle. L'acqua di San Giovanni era poi travasata in una bottiglia, conservata al buio per tutto l'anno e utilizzata ogni volta per le abluzioni. Si riteneva infatti, che avesse il potere di scacciare influenze negative. È poi sconsigliato fare il bagno a mare prima della ricorrenza, perché il Santo viene a tirare i piedi con pericolo di annegamento ed anche lavarsi i capelli, perché a chi lo fa, da morto, usciranno i pidocchi in testa. In realtà, quel "piede tirato" non era altro che un possibile crampo che l'acqua ancora fredda del mare avrebbe causato a chi mettesse piede in mare. Le mamme utilizzavano questo espediente per tenere lontani i bambini dall'acqua marina non ancora scaldata pienamente dai raggi solari. Queste sono alcune delle più note credenze antiche legate alla Festa di San Giovanni Battista perché questa notte era ritenuta la "notte dei miracoli". La celebrazione di antichi riti era legata al solstizio d'estate, le energie cosmiche derivanti dallo sposalizio di sole e luna, si riversavano sulla terra permeandola di energie benefiche, in particolare l'acqua del mare. Nel borgo di Mola, era consuetudine bagnarsi a mezzanotte nelle acque sotto la piccola spiaggia della torre di Mola. Nel credo popolare, molteplici erano i benefici che il bagno riusciva a trasmettere: "difendeva le persone da ogni tipo di influenza malefica, favoriva gli incontri ed i fidanzamenti, preservava dai dolori reumatici e stimolava la ricrescita dei capelli" (cit. da Renato Marchese). La notte della festa di San Giovanni è anche conosciuta come la "notte delle streghe" e "notte dei falò" accesi dai contadini nelle campagne. Secondo le tradizioni popolari, si credeva che le streghe in questo particolare momento astrale, per espletare i loro sortilegi, avrebbero sorvolato Roma passando sopra lo stradone di San Giovanni e la Basilica di San Giovanni, per recarsi all'annuale sabba che si teneva presso il noce di Benevento. Tra le streghe, la leggenda vuole che ci fossero anche Erodiade e sua figlia Salomè, condannate a vagare per il mondo su una scopa per espiare la colpa di aver fatto decapitare San Giovanni. Un'usanza molto diffusa era anche quella della raccolta delle erbe, le cosiddette "erbe di San Giovanni", piante officiali curative. Il popolino, d'immaginazione così fervida, credeva che rotolarsi sui prati inumiditi dalla rugiada avrebbe curato reumatismi. Questa rugiada miracolosa avrebbe anche bagnato alcune erbe dalle proprietà farmacologiche come la ruta, l'artemisia, la salvia, la menta, e l'iperico, tra le più note erbe di San Giovanni, e un tempo ritenuto un potentissimo rimedio contro malocchio e malefici. Nota anche come "scaccia diavoli", proprio per la credenza che scacciasse ogni tipo di male o spirito maligno. L'iperico, appeso ed essiccato, con rosmarino e salvia, fungeva da protezione contro le streghe. Sono quindi tantissimi i significati esoterici che caratterizzano questa festa un po' in tutto il nostro territorio. Nel Frusinate poi, lungo il fiume Liri, le donne, nella notte di San Giovanni, battevano l'acqua con scope e scongiuri per allontanare le Ianare e raccoglievano anche le felci, altra pianta considerata magica, per utilizzarle contro la presenza diabolica. Non solo anche altre erbe quali ruta, artemisia, verbena, mirto, valeriana, stramonio venivano raccolte per essere utilizzate per preparare filtri amorosi, o la salvia per proteggersi dalla febbre. In passato i contadini coltivavano l'iperico, questa pianta dai fiori gialli, e ne appendevano dei mazzetti vicino la porta di casa o sulle finestre, a mò di amuleto oppure lo collocavano nelle stalle, per proteggere gli animali. Una leggenda lega l'iperico alla figura dei Battista, decapitato per volere di Salomè, narrando che questa pianta fosse nata dal sangue del Santo, e per questo motivo venne chiamata erba di San Giovanni. Il nesso con la leggenda verrebbe confermato dal fatto che i petali dell'iperico, strofinati sulle dita, macchiano di rosso e quindi ricorderebbero il sangue del Santo. Secondo la tradizione, il motivo per cui l'iperico viene raccolto il giorno di San Giovanni, 24 giugno, sarebbe invece da ricollegare alle streghe. In questa data le streghe si riunivano per festeggiare e le persone, sapendo che erano in giro, si infilavano negli abiti erbe di protezione, come l'iperico o l'aglio. Un'altra leggenda gli attribuisce il nome di "scaccia diavoli", appellativo che gli viene attribuito per la credenza popolare, che avesse il potere di tenere lontani gli spiriti maligni. Difatti, si narra che il suo significato vero sia "al di sopra" ossia al di sopra delle apparizioni soprannaturali e quindi in grado di scacciarle via. L'iperico veniva messo sotto ai cuscini o appeso alle porte, proprio per scacciare il male. Una consuetudine antichissima. Un altro legame tra San Giovanni e le streghe è rappresentato dall'acqua. Poiché San Giovanni è "colui che battezza Gesù", la rugiada del 24 giugno ha poteri curativi e spirituali molto forti. Questa virtù sarebbe trasmessa alle piante. Per questo motivo, le streghe sarebbero uscite in questa notte a raccoglierle, per rendere più efficaci le loro pozioni e i loro filtri. Quando festeggiamo San Giovanni, ricordiamoci anche quanto sia importante a livello antropologico, proprio per la storia dell'uomo, per le sue credenze, le sue superstizioni, in un fantastico mix tra sacro e profano. Nell’immagine una processione del 24 giugno dell’inizio degli anni Trenta e la pianta dell’iperico.

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