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mercoledì 28 ottobre 2020


UNA CHIESA DI FORMIA RITROVATA: SANTA MARIA DELLE GRAZIE

di Salvatore Ciccone

 

Dopo le pagine qui dedicate ai rinvenimenti che attestano il tratto scomparso della via Appia presso l’Acquedotto Romano di Mola, in attesa di fornire ulteriori informazioni e soprattutto delle decisioni circa la loro valorizzazione nella cittadinanza, mi preme ora dover riferire di una ricerca che ha dato esiti insperati e che si riallaccia all’Appia quale asse viario su cui si è evoluta e trasformata la cultura di questi luoghi nei secoli.

Tutto è iniziato quando l’amico Aldo Treglia mi ha cointeressato anche per la redazione del secondo tomo del volume “Mola e Castellone di Gaeta oggi Formia – Immagini inedite in biblioteche e musei italiani ed esteri” (Formia 2014). Tra il materiale da egli reperito spesso di persona, diverse immagini si presentavano di grande interesse: alcune chiarivano aspetti irrisolti, altre aggiungevano informazioni del tutto inattese, altre ancora introducevano nuove problematiche identificazioni. Una di queste ultime è quella figurata nella tavola 20 e consiste in un disegno acquarellato eseguito dall’architetto Charles Percier di passaggio per Mola nel 1788, personaggio di rilievo, autore tra l’altro con il collega Fontaine del celebre volume ad incisioni sulle grandi ville che dal Rinascimento costellarono il sacro suolo di Roma e molte delle quali distrutte nelle speculazioni edilizie post-unitarie. Dunque una personalità non certo approssimativa o di scarsa attendibilità ha tramandato un’immagine di grandissimo interesse, ben oltre la storia locale per quella stessa dell’architettura, tant’è che egli ne fu attratto a ritrarla: la facciata di una chiesa rurale con sottoposta sintetica piantina; in alto la scarna dicitura “entre mola de gaeta et le garigliano” cioè tra Mola di Gaeta e il Garigliano che rappresentava un ambito ben vasto ove identificare il monumento, peraltro finora non altrimenti documentato. Era quasi certo che si dovesse trovare lungo la via Appia vista anche l’indicazione a metà strada da quell’abitato e il fiume, quindi nella zona di Scàuri; riguardo a ciò invece un altro disegno del Percier pubblicato nello stesso volume (pag. 59) illustra la fontana romana presso S. Remigio all’ingresso occidentale di Formia, e con la dicitura “entre fondi et mola di gaeta”: quindi non a metà strada tra le due località, ma piuttosto il versante del tragitto. 

Su questo presupposto la chiesa illustrata si poteva trovare in prossimità di Mola e lungo la via Appia. Il sito era sicuramente campestre, visto che dietro l’edificio si impongono le alte ombre di un pioppeto. L’alta e scarna facciata è culminata dal doppio spiovente del tetto, ingentilita da un rosone e articolata da un protiro ad archivolto acuto sostenuto da colonne per proteggere l’ingresso, spostati su un lato: elementi che da queste parti riconducono all’architettura romanica e la soluzione dell’arco rievocante quello dell’accesso alla cattedrale di Gaeta sottoposto al campanile, iniziato nel 1148. Ma nella piantina si scopre la specularità della soluzione nelle opposte facciate, a ripetere dell’edificio la denotazione e favorirne l’accesso evidentemente lungo il transito della via Appia, questo ciò che dovette attrarre il Percier. 

Ora per identificare il luogo mi sono voluto avvalere dell’altro amico ricercatore Giacinto Mastrogiovanni, sempre disponibile ad offrire la sua documentazione oltremodo necessaria in questo tempo in cui sono impossibili le frequentazioni di uffici e istituti. Quindi per teleinformatica ci siamo scambiate informazioni e opinioni, dalla cartografia a partire dal Settecento fino alle mappe catastali di fine Ottocento. In verità conoscevo una chiesa sul tratto orientale dell’Appia, evidenziata sulle carte con una croce oppure con un edificio ecclesiale e questo ricadeva nella zona tra Ponteritto e S. Croce, dove pure si rimarca il toponimo “delle Grazie” e le vie “Madonna delle Grazie”, zizzaganti il declivio verso la foce del fiume di Giànola. Era chiaro che in quell’area vi fosse una chiesa con quel titolo, ma ciò non bastava ad identificarla con quella segnata e tantomeno con quella illustrata da Percier. Emergeva però che la chiesa posizionata sul lato monte della consolare doveva essere in corrispondenza dell’incrocio tra questa e la via omonima e così identificata lungo tutto il suo percorso, punto dove era ed è individuato un edificio di preponderante lunghezza. 

A questo punto è stata determinante la mia analisi della pianta, nella quale il corpo principale della navata si presenta rientrante rispetto ai due sagrati speculari evidentemente ravvicinati ad una via, peculiarità che si ritrova nelle mappe catastali e nella presente realtà in un edificio con le recinzioni del terreno pertinente. La struttura oggi abbandonata non lascia minimamente trapelare la sua origine, essendo per uso di abitazione con sottostanti locali una trentina d’anni fa a trattoria, eppure il volume principale ben si confronta con l’immagine tramandata. È probabile che con l’invasione francese avvenuta un decennio dopo il passaggio di Percier, la chiesa abbia subito la sorte di tante altre, devastate se non ridotte in stalla come quella di S. Teresa e di altre importanti di Roma; successivamente questi edifici passarono nel demanio pubblico e poi con il ritorno dei Borboni in parte non restituiti, venduti a privati e trasformati.

Tornerò successivamente sull’argomento con i singoli elementi di documentazione e di analisi, ma l’aver ritrovato questa chiesa alla Vergine che dispensa Grazie è oggi in questo difficile momento significativo, per credenti e non, perché la madre è sempre per ognuno di noi il riferimento fondamentale della vita e dell’amore, di protezione nel momento del bisogno. 

 

IMMAGINI

 

1 – L’illustrazione di Charles Percier della chiesa identificabile con la Madonna delle Grazie: in basso la piantina dell’edificio (da A. Treglia, opera citata).

 

2 – 3 – Due scorci dell’edificio attuale stratificato su quello antico riportato dalla cartografia, originato sulla chiesa della Madonna delle Grazie.

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