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venerdì 3 settembre 2021

ARCHITETTURA E PAESAGGIO PER IL FUTURO DI FORMIA di Salvatore Ciccone
Nella crisi pandemica si stanno sempre più evidenziando gli scompensi ingenerati da un sistema globalizzato basato sui consumi e sullo sperpero delle risorse. Prodotti spesso superflui e di bassa qualità sono diretti a stimolare bisogni per incentivare l’acquisto; una finalità di facile profitto che dai grandi potentati economici è divenuta scopo primario dei singoli, scalzando saperi e mestieri tramandati in generazioni. In questa dinamica la città è la prima a soffrire, in quanto articolata alla concentrazione delle più varie funzioni e competenze, accusando così carenze prima eludibili e, soprattutto, lo smarrimento del suo essere nei cittadini e per i cittadini. Formia è in ciò caso emblematico, risaltato dalla problematica di una assente conduzione partecipata entro una visione chiara dei suoi problemi e negli intenti risolutivi realizzabili. Com’è la città oggi è ciò che ci interessa e non com’era, saper vedere e cogliere le opportunità, non l’abbandonarsi a nostalgiche memorie, alibi alla rassegnata inerzia complice di ulteriori sprechi. Perciò si continua a prospettare il futuro esclusivamente attraverso la presentazione di progetti materiali, talvolta in avventurose soluzioni dispendiose anche nella gestione, se non impossibili o di troppa lunga prospettiva, tutt’altro che rispettose e ad esaurire ciò che il territorio ha ancora da offrire. Quello che invece va anteposto è lo stimolo alla consapevolezza della cittadinanza, alla partecipazione di una comunità nel suo sapersi migliorare, anche in più modeste e diffuse praticità: non abitanti funzionalizzati alle sole incombenze giornaliere, ma cittadini che responsabilmente identificano il luogo come motivo all’evolvere la loro esistenza; e il modo per realizzare ciò è la semplicità unita al rigore morale cui ognuno deve riferirsi in mutuo beneficio con gli altri. In questo processo quindi, tra le risorse si deve considerare di pari livello se non prioritarie quelle umane, in specie se formate e presenti sul territorio e messe in condizione di operare. Recentemente è stata presentata a Gaeta “Noi cittadini del Golfo”, serie di appuntamenti organizzati dall’Associazione “Cajè” che intende riscoprire le comuni radici culturali del territorio del Lazio meridionale costiero incentrato alle città attinenti di Formia e Gaeta, esteso da Sperlonga a Minturno e al fiume Garigliano, alle isole propriamente Ponziane, vasto ma circoscritto ambito genericamente indicato come Sud-pontino. Il primo incontro ha presentato “Il paesaggio del Golfo oggi e di un tempo” una sequenza di immagini articolata ad una libera conversazione tra me e Giuseppe Nocca, rispettivamente nelle competenze di architetto e di agronomo, nelle quali si è esplicitato il concetto di paesaggio quale insieme di fattori naturali e umani, questi ultimi talvolta celati e pertanto non individuabili nel solo panorama che di un paesaggio rappresenta solo un’ampia veduta. Non una carrellata di immagini accattivanti, monumenti e centri storici, ma una visione di sintesi propriamente identitaria, facilmente trasmissibile e aperta a più specifiche conoscenze. Nello stesso tema rientrano le ultime interpretazioni della villa romana sul promontorio di Giànola a Formia, a seguito del primo scavo dell’edificio ottagonale posto al culmine del vastissimo impianto residenziale tardorepubblicano. Sono state da me pubblicate nella affermata rivista romana “Lazio ieri e oggi” (n. 7-9, 2020), come anticipazione al resoconto dei lavori di cui sono stato progettista e direttore insieme all’ingegnere Orlando Giovannone. Alle stupefacenti soluzioni della villa, concepita speculare e aperta al panorama costiero in funzione di un diverso uso stagionale, l’edificio si è presentato come microcosmo rappresentativo dei valori paesaggistici naturali e culturali, in particolare riferiti al culto di Diana, arcaicamente “Jana” da cui il nome del luogo. Eccezionali sono gli elementi scenografici graficamente ricostruiti: un complesso di collegamento in scale e rampe rivolto al mare e la parte superiore dell’edificio a terrazza con anello di terreno foltamente piantumato riferito ad una zona di destinazione sepolcrale. Due piccoli contributi che possono offrire un orientamento verso ciò che la Città di Formia ha bisogno: considerazione dell’architettura quale disciplina attinente la conservazione, la pianificazione e lo studio del paesaggio per il recupero e sviluppo identitario di una comunità.
Immagini: I valori del paesaggio del Golfo vengono riassunti nell’umanità, custode della memoria nella continuità verso il futuro (tela di Penry Williams, 1847, coll. privata). Proposta restitutiva dell’edificio ottagonale della villa romana di Giànola, con lo scenografico fronte a mare di collegamento alla residenza e al paesaggio (S. Ciccone, 2018).

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