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mercoledì 26 aprile 2023

LA VILLA ROMANA DI GIÀNOLA RISORSA DA CONOSCERE E DIFENDERE Annuncio della conferenza di Salvatore Ciccone
La villa romana di Giànola, preminente nell’Area Naturale Protetta del Parco regionale Riviera di Ulisse, sarà oggetto della mia conferenza in un pubblico incontro coordinato dal Preside Pasquale Scipione e che si terrà a Formia presso Centro Pastorale Parrocchiale di Giànola, via delle Vigne 17, Venerdì 28 aprile 2023 alle ore 19,00. La villa risale alla metà del I secolo avanti Cristo e attribuibile a Mamurra, il cavaliere nativo di Formia intimo amico di Giulio Cesare e suo prefetto del Genio dell’esercito in Gallia nella cui circostanza ricavò enormi ricchezze. Il complesso residenziale di unitaria costruzione occupava almeno 90.000 metri quadrati della propaggine isolata del promontorio di Giànola propriamente detto, nel territorio del comune di Formia; con la sua estensione doveva proporzionarsi ed essere a capo di una vasta tenuta produttiva, comprendente parte della piana retrostante, documentato possedimento dei Mamurra. Il sito archeologico è parte del Parco regionale suburbano, area naturale protetta istituita con legge regionale n. 15 del 13 febbraio 1987, oggi inclusa nel Parco regionale “Riviera di Ulisse”, ed estesa su tutto il promontorio comprendente in circa 290 ettari il monte di Scàuri e il piano retrostante. Il parco, nella sua contenuta superficie, interrompe l’urbanizzazione della costa tra i comuni di Formia e Minturno, rappresentando un completo ambiente costiero costituito da rocce conglomerate che caratterizzano anfrattuose ed ispide scogliere e la macchia mediterranea prevalsa da querce sughere. Dalla sua posizione viene risaltato il paesaggio marino nella potente esedra dei monti Aurunci in contrasto alla curva del golfo fino a Gaeta, ciò che ha determinato l’insediamento della scenografica villa, antesignana del genere aperto a terrazze e a portici. I resti monumentali da secoli integrati alla natura rappresentano pertanto il fattore originale e distintivo del Parco, fino alla stessa origine e costituzione della villa che fece proprie le caratteristiche paesaggistiche, oltre che uno specifico luogo di culto alla dea Diana, l’arcaica “Jana” da cui il nome del luogo. Il titolo dell’intervento pone il tema del sito come risorsa da conoscere, in quanto patrimonio naturale, storico, scientifico ed educativo su cui impostare il miglioramento sociale, culturale ed economico nello specifico e appropriato uso turistico; di questo patrimonio è della comunità, essa nella tutela e conservazione dei suoi valori è parte attiva in una costante azione di difesa. Con la costituzione del Parco si sono concretizzate le azioni amministrative per assicurare l’integrità dell’area nei suoi valori distintivi anche con il recupero e l’incentivazione delle attività prevalentemente agricole e di quelle volte alla fruizione nei vari livelli di interesse e di godimento. Nell’area archeologica si è quindi proceduto al consolidamento di strutture di maggiore evidenza e urgenza di intervento, cercando di salvaguardare la caratteristica integrazione con la natura e cioè evitando di sovvertire l’ambiente naturale nel concetto specifico dell’area protetta. Furono così recuperati parti architettoniche consistenti, quali la scala voltata “Grotta della Janara”, la cisterna “Trentasei Colonne” e la cisterna “maggiore” come punto di accesso e coordinamento dell’afflusso dei visitatori. Nel 2016 sono terminati i lavori di primo recupero del “Tempio di Giano”, l’edificio ottagonale sulla sommità, “ninfeo” a fulcro della villa, i cui ruderi di articolate sale voltate furono abbattuti durante il secondo conflitto mondiale, esponendo le strutture diroccate ad un accelerato disfacimento dagli agenti meteorici e dalla vegetazione. L’intervento necessariamente invasivo dell’area naturale, fu perciò pensato come cantiere in evoluzione e visitabile, sì da consentire nella fase finale una fruibilità del monumento e una reintegrazione nella natura come prima della distruzione. Nel 2020, con l’esecuzione di nuovi lavori per la “fruizione e messa in sicurezza” dell’area archeologica, si è recintata definitivamente la parte centrale della villa includente il Tempio di Giano, la Trentasei Colonne e la Grotta della Janara, interrompendo di fatto la continuità dell’ambiente naturale. Inoltre sono stati realizzati circa 200 metri lineari di viali di calcestruzzo oltre a piazzole sul suolo archeologico e sbancamenti che nel loro complesso prevaricano la stessa parte monumentale, sovvertendone la relazione tra le parti, alterando l’equilibrio idrogeologico e inquinando visualmente il paesaggio storico-naturale. L’esposizione porrà quindi la problematica degli interventi di scavo, di restauro e degli allestimenti per la fruizione dei visitatori da coniugare alle caratteristiche di luoghi poste a tutela e perciò i modi di afflusso del pubblico con la conservazione dell’ambiente, puntualizzando le criticità degli interventi realizzati e i possibili correttivi esigibili nella necessità di un ripristino dell’area nei valori fondanti del Parco.
Didascalie delle immagini 1. Veduta del tratto del promontorio di Giànola interessato dalla villa romana con lo sfondo dei monti Aurunci. 2. La scala voltata “Grotta della Janara” (foto G. De Filippis). 3. Pianta, veduta esterna e interno di parte del “Tempio di Giano”, disegni di metà Ottocento di Pasquale Mattej. 4. Un tratto dei percorsi in calcestruzzo realizzati in prossimità del “Tempio di Giano”.

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