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lunedì 1 maggio 2023

SEGRETI DELLA VIA APPIA. I SEPOLCRI DI CICERONE E DI TULLIOLA di Salvatore Ciccone
Con la recente candidatura della via Appia a patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO, Formia sembra aver riscoperto l’interesse verso questa strada che dalla sua costruzione nel 312 avanti Cristo ne ha determinato le sorti in prosperità e sciagure. La “regina viarum”, come venne definita dal poeta romano Stazio, già da decenni avrebbe dovuto determinare una valorizzazione di livello internazionale, sul tratto formiano con monumenti distintivi del suo antico percorso e principalmente l’eminente “Tomba di Cicerone” connessa all’uccisione dell’Oratore presso la sua amata villa il 7 dicembre del 43 a. C. dai mandatari del triunviro Marco Antonio. Il sepolcro, attribuito da antica tradizione fino dall’alto Medioevo, venne restaurato dal Ministero della Pubblica Istruzione in occasione del bimillenario della morte di Cicerone: fu un intervento sommario tipico di quel periodo, privo di indagine e di qualsivoglia pubblicazione scientifica. Eppure il monumento è tra i più ragguardevoli del genere, di cui il solo recinto quadrangolare con alto muro reticolato include un’area funeraria di oltre 5.000 metri quadrati con un fronte su strada di circa 80 metri; in posizione centrale il sepolcro appare come una torre su basamento quadrato di 17 metri in blocchi calcarei squadrati con sopra un fusto cementizio, il tutto prossimo all’altezza di 20 metri. Nello studio che ho recentemente pubblicato negli Atti riferiti al Convegno “Formianum” IX-2000, si restituisce un sepolcro interamente rivestito di marmo che elevava una “tholos”, ossia un tempio onorario circolare scandito da semicolonne probabilmente culminato sulla copertura da una statua equestre di bronzo dorato; un edificio di forte valore commemorativo che insieme alla vasta area funeraria si colloca in età augustea, quando appunto venne riabilitata la figura di Cicerone e il figlio nominato da Augusto suo collega al consolato nel 30 a. C.. Ma ancora più determinante per l’attribuzione è la via Appia, la quale risulta modificata e portata perfettamente orizzontale in funzione a tutto il fronte del recinto, fatto che non può giustificarsi con un monumento privato, a meno di un coinvolgimento della cosa pubblica in onore di quel celebre personaggio. La tradizione si incrementa nell’ulteriore “Tomba di Tullia” o di “Tulliola”, la figlia di Cicerone prematuramente morta di parto, situata in prossimità del sepolcro paterno sulla retrostante collina “Acervara”, nome riferito ai passati ruderi cuspidati situati a mezzacosta. Il luogo ha restituito in effetti una statua muliebre esposta nel locale Museo, e ricade nell’ambito del supposto “Formianum” di Cicerone, esteso in altura a mille passi (m. 1478) dal mare. Le tracce di questa attribuzione presente già nel ‘700, risalgono a Celio Rodigino che nel 1516 (Antiquae Lectiones) riferisce del ritrovamento fatto ai tempi di papa Sisto IV (1471-1484) davanti alla Tomba di Cicerone, della mummia di sua figlia Tullia, dichiarata da una iscrizione, la quale si dissolse tre giorni dopo. Come ho già esposto qui in un precedente articolo (link https://www.facebook.com/ComeEriBellaFormia/posts/pfbid0h7Y8pXXLbMMS7QvZR9cEegHwMh3Lb6pqSj72tYer43bMf1UETXBceY63CXZjAS7Xl ) , l’episodio si sovrappone a quello certamente veritiero e documentato della mummia di giovane donna perfettamente conservato trovato nell’aprile 1485 presso al sesto miglio della via Appia a Roma e che trasportato in Campidoglio fu veduta da larga parte della popolazione, finché non si decise di tumularla in un luogo segreto. L’umanista Bartolomeo Fonte annota la mancanza di qualsivoglia epigrafe che attestasse l’identità della fanciulla e che con il successivo seppellimento non collimano con il ritrovamento riferito da Rodigino e collocato al tempo di Sisto IV, morto nel 1484, cioè un anno prima dell’altra scoperta. È possibile una confusione tra due distinti episodi di cui certa è la mummia di Roma e possibile il rinvenimento di epigrafi sul sepolcro rupestre formiano, avutisi in tempi ravvicinati in un periodo in cui l’interesse per le antichità trovava approssimata diffusione tra gli umanisti di allora. Ostacolo a questa ipotesi sarebbe la presunta singolarità della mummia romana, quando invece nella stessa Roma altre due rinvenimenti del genere ci confortano della loro consistenza materiale. Il primo avvenne nel 1889 nello sbancamento per la costruzione del Palazzo di Giustizia, allorché venne in luce il sarcofago sigillato contenente una fanciulla dall’iscrizione identificata come Crepereia Tryphaena, risalente al 150-160 d. C., nel cui corredo era una bambola di avorio dagli arti snodati; episodio che ebbe sul pubblico partecipazione emotiva simile a quello quattrocentesco: la mummia e corredi sono ora esposti nel Museo della Centrale Montemartini. Il secondo riguarda la cosiddetta Mummia di Grottarossa, la località sulla via Cassia dove nel 1964 venne reperito un magnifico sarcofago istoriato contenente la mummia di una fanciulla di otto anni con intatto corredo di monili ed anche qui un’analoga bambola di avorio, risalenti pure al II secolo d. C. Sconcertante e indegno fu il fatto che i reperti vennero reperiti in una discarica di terreno e fortunatamente recuperati: sono ora accuratamente esposti presso il Museo di Palazzo Massimo. Per entrambi, notizie e immagini si traggono sul web Come si vede questa modalità di conservazione era consueta a Roma, evidentemente ispirata all’usanza egizia e diffusasi nelle classi più agiate nella media età imperiale. Nella più ampia possibilità di rinvenimenti del genere, è quindi realistico che nel Rinascimento si siano unificati due distinti episodi. Con la mostra avutasi presso l’ufficio turistico ai piedi del Palazzo Municipale, sulle antiche stampe illustranti il territorio di Formia, altre iniziative sono in corso per valorizzare il tracciato della via Appia antica, tutte meritevoli di considerazione purché diano un apporto concreto alla conoscenza, alla conservazione delle testimonianze e ad una divulgazione di livello adeguato all’importanza che merita la più importante arteria di Roma antica, prima ancora che dichiarato patrimonio dell’umanità.
Didascalie immagini 1 - La via Appia, in basso il sepolcro di Cicerone e in alto la Tomba di Tulliola, nell’incisione di G. Vasi nell’opera del 1754 di E. Gesualdo, Osservazioni critiche sopra la Storia della via Appia di Don F. Maria Pratilli. 2 – La Tomba di Tulliola in un disegno di Pasquale Mattej nel suo articolo del 1837 sul “Poliorama Pittoresco”. 3 – Tomba di Tulliola, la statua di personaggio muliebre all’atto del rinvenimento negli anni 1970 ed esposta presso il Museo Archeologico Nazionale di Formia: sul fondo la Tomba di Cicerone. 4 – Pianta e ricostruzione sintetiche del complesso funerario “di Tulliola” (Ciccone, 1982).

1 commento:

  1. Sempre interessante e avvincente! Arte , storia, cultura. Grazie

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