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martedì 15 novembre 2011

IL PASSAGGIO DI GOETHE A FORMIA



































Uno dei più lunghi viaggi in Italia fu quello di Johann Wolfgang von Goethe (Francoforte sul Meno il 28 agosto 1749 - Weimar 22 marzo 1832) Iniziato il 3 settembre 1786 terminò il 18 giugno 1788, per quasi due anni soggiornò nel nostro paese percorrendo gran parte del territorio italiano. Rimase affascinato dalla campagna romana, dove trascorse lunghi periodi, ospite del suo amico pittore tedesco Wilhelm, che gli dipinse un grande ritratto.


Nel suo “Italienische Reise” (Il viaggio in Italia) Goethe scrive “...chi vuol capire che cos’è la poesia deve andare nella terra della poesia; chi vuol capire i poeti deve andare nella terra dei poeti...”


Nel XVIII secolo si viaggiava in carrozza, sopportando vere e proprie torture fisiche. Nel percorso che da Roma conduceva a Napoli, la sosta a Mola di Gaeta (Formia) era praticamente obbligatoria. Goethe descrisse il breve passaggio per Mola di Gaeta in controtendenza con tanti altri protagonisti dei “Grand tour”. Non profuse parole di lodi per le essenze dell’agro formiano. Fu il litorale che catturò il suo interesse e con fascino irresistibile così lo descrisse il 24 febbraio del 1787:


“(…) Mola di Gaeta ci salutò nuovamente con i suoi alberi ricchi di aranci. Siamo rimasti un paio d'ore. La baia innanzi alla cittadina offriva una delle più belle viste; il mare giunge fin qua. Se l’occhio segue la destra riva, raggiungendo infine la punta del corno della mezzaluna, si scorge su una rupe la fortezza di Gaeta, a discreta distanza. Il corno sinistro si stende assai più innanzi; prima si vede una fila di montagne, poi il Vesuvio, quindi le isole. Ischia è situata quasi di fronte al centro. Qui trovai sulla riva, lasciati dalle onde, le prime stelle di mare ed i primi echini; una bella foglia verde, sottile come finissima carta velina, e anche curiosi frammenti minerali; le solite pietre calcari erano le più frequenti, ma c’era anche serpentino, diaspro, quarzo, breccia, granito, porfido, varie specie di marmo, vetro di colore verde e azzurro. Queste ultime pietre sono difficilmente della regione, ma probabilmente sono frammenti di antichi edifizi, e così vediamo come, dinanzi agli occhi nostri, l’onda possa scherzare con gli splendori del mondo preistorico. Ci fermammo volentieri, divertendoci della natura di quella gente, che si comporta ancora quasi da selvaggia. Allontanandoci dal molo, la vista rimane sempre bella, sebbene si perda il godimento del mare. L’ultimo sguardo che gli rivolgiamo coglie una graziosa insenatura che vien disegnata (…)”


Goethe é considerato uno tra i più rappresentativi letterati tedeschi nel panorama culturale europeo. Poeta, scrittore e drammaturgo, non fu prolifico solo nella letteratura, si dedicò con notevole successo anche alla pittura, alle scienze, alla musica ed alla politica (fu ministro a Weimar per undici anni). Profondo conoscitore di molte lingue, studiò privatamente da ragazzo il latino, il greco, l’ebraico, il francese, l’inglese e l’italiano. Il viaggio in Italia segnò profondamente l’animo di Goethe, che sotto falso nome, per non essere riconosciuto, si immerse nella rigogliosa natura e nel classico ambiente dell’Italia settecentesca. Al suo ritorno in Germania non volle più essere uomo politico e si dedicò esclusivamente alle lettere ed alla filosofia.


Nella prima immagine Johann Wolfgang von Goethe, ritratto dal pittore tedesco Wilhelm Tischbein nella Campagna Romana durante il suo viaggio in Italia nel 1786, nella seconda la spiaggia di Vendicio all’epoca del passaggio di Goethe, incisione da lastra di rame tratta da un dipinto di Vernet del 1785.


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