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mercoledì 23 novembre 2022

GIÀNOLA: NATURA E ARCHEOLOGIA ESALTATA DAL CEMENTO - di Salvatore Ciccone
Non sono molte ore che il giornalista Saverio Forte ha pubblicato sul suo blog (vedi in calce) una mia esternazione circa le opere compiute nell’area archeologica della “Villa di Mamurra” nell’area naturale protetta di Giànola compresa nel Parco regionale “Riviera di Ulisse”. La notizia porta sul piano della polemica, genericamente assunto come inefficace, un accadimento certamente serio e imbarazzante per il contesto istituzionale coinvolto; pertanto, chiamato in causa, condivido qui la pagina di cronaca per sollecitare la pubblica opinione con alcune mie aggiuntive considerazioni. L’istituzione delle riserve naturali protette, come quella di Giànola, hanno lo scopo di conservare ambiti armonizzati di natura e di cultura, incentivando le attività ad essi congeneri e assicurandoli alla pubblica godibilità come esemplari all’apprendimento di un adeguato rapporto tra sviluppo e ambiente. Il recupero dell’edificio ottagonale sulla sommità della villa romana, motivato dall’esponenziale degrado a seguito del diroccamento nell’ultimo conflitto, è passato attraverso un concorso di selezione dei progetti aggiudicando quello redatto da me insieme al collega ingegnere Orlando Giovannone. Con l’accordo d’obbligo della Soprintendenza Archeologica del Lazio si prefisse l’obiettivo di istituire un cantiere permanente e visitabile per garantire la prosecuzione delle indagini e degli scavi solo al termine dei quali definire il tipo di intervento di parziale ricostruzione e copertura. Nello svolgimento delle opere fu rigorosissimo l’approccio alle opere imponendo due varianti al progetto e limitandole al minimo nel rispetto delle testimonianze nell’area naturale di cui esse costituivano basilari fattori di caratterizzazione: l’area scavata dell’edificio venne coperta con struttura a tubi e giunti “Innocenti” però resa più stabile e duratura. Concluse le opere con successo, invano si è attesa l’apertura al pubblico finché la succeduta Soprintendenza di nuovo ordinamento ha ottenuto di poter gestire tutta l’area centrale della villa, circa 10.000 metri quadrati, recintarla, progettare d’ufficio le opere e di appaltarle con finanziamento del Ministero dei Beni Culturali di circa 800.000 euro. Risultato: Recinzione con pannelli di rete e pesanti cancelli, circa 200 metri lineari di viali di calcestruzzo larghi due metri con piazzole, da ambo i lati cinti da transenne di castagno, alterazione dei livelli dell’antico giardino con scavo del terreno soprastante la cisterna “Trentasei Colonne”, piazzale di accoglienza dominato da avveniristico wc ma per una sola persona, sostituzione della copertura sull’edificio ottagono con un’altra definitiva in putrelle di acciaio…Tutto questo quando prima ci si era limitati come si doveva alla terra battura e alle più invisibili soluzioni, ad una evoluzione di interventi e non ad una mediocre definitiva “musealizzazione”. Devo subito dire che la critica ovviamente non è diretta all’impresa appaltatrice e direi neppure al progettista, ma di certo solo ed esclusivamente a chi e per conto della Soprintendenza con queste opere ha materializzato tutta la sua incompetenza e arrogante insensibilità verso l’area. Tutto questo comunque non sarebbe potuto avvenire se l’Ente Parco avesse preteso il giusto orientamento e vigilato come si doveva sul suo istituto di prioritaria competenza. Pare invece, anzi è stato asserito, che il Parco si è limitato a consegnare l’area alla Soprintendenza e che in essa sono state ottimamente eseguite le opere che ne danno maggior lustro. Se lo scopo dell’area protetta è quella di proteggere l’ambiente e di farne promozione, non so con quale giustificazione si potrà proporre la stesa di cemento al pubblico e alle scolaresche. Il solo rispetto della ‘filiera’ burocratica e le pretese competenze istituzionali non basteranno a giustificare questo danno di fronte all’opinione dei cittadini. Non creda chi ha responsabilità di seppellire questo abominio nella noncuranza generale e piuttosto si affretti a trovare un rimedio assolutamente imprescindibile, anche se costoso, di vero e proprio restauro ambientale.
Le immagini Alcuni tratti di viali e piazzali di calcestruzzo, di “labirinti” staccionati e sconvolgimenti di livelli nella parte centrale della Villa di Mamurra afferente l’edificio ottagonale.

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