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sabato 12 novembre 2022

ULTERIORI CONSIDERAZIONI SUL PAESAGGIO DEL “FORMIANUM” - di Salvatore Ciccone
Nel precedente articolo ho spiegato il significato di paesaggio in relazione alla parte del territorio individuata come il “Formianum”, cioè la villa o tenuta di Cicerone dove egli trovò la morte il 7 dicembre del 43 avanti Cristo. Il sito comprenderebbe parte del litorale di Vindicio, della retrostante piana di Pontone e della immediata altura dell’Acervara, separata dalla via Appia dove si staglia il rudere del sepolcro tramandato a suo nome. Qui testimonianze archeologiche concernono l’antica viabilità, opere idriche e approdi relativi a resti di residenze costiere di cui una eccelle in rapporto con il sepolcro e con la sovrastante collina. Ho evidenziato la differenza tra paesaggio e panorama, il primo insieme di fattori ambientali e culturali, di cui il secondo è l’ampia parte visibile. Questa cognizione è importante soprattutto di fronte alle convulse trasformazioni attuali, che vengono imposte devastando il retaggio culturale e mortificando i panorami: infatti in relazione ai guasti visuali di un sito, subentra la logica del declassamento per avallare interventi di più ampio e definitivo disfacimento. Ciò è errato, in buona fede, ma in molti casi voluto in una logica che vuole forzatamente imporre ed anzi sfoggiare potere dove nessuno oserebbe e dove la legge stabilisce. Anche quando un panorama fosse stato rovinato, il paesaggio potrebbe conservare buona parte delle componenti valoriali potenzialmente integre, risorse ancorché sotto specifica tutela da utilizzare sia all’incremento culturale che al miglioramento economico della comunità locale; comunque quest’ultima finalità non va assunta come esclusiva. Detto questo, rivediamo il problema di quest’area di grande pregio che nel passato ha destato ammirazione, ispirato artistiche espressioni di cui solo alcune già presentate, e che oggi si trova in un accavallare di contingenze pregresse, nell’accrescimento di attività e sovraccarico viario, ulteriormente gravato dall'accrescimento del finitimo porto di Gaeta. Tale circostanza non permette di questo importante tratto della via Appia antica, un adeguato utilizzo sul piano turistico al punto che è arduo fermarsi presso la Tomba di Cicerone o alla successiva Fontana Romana verso Formia, di percorrerlo cioè come si conviene in sicurezza e in condizioni confacenti per recepirne i valori di indiscutibile importanza. Tra le altre presenze culturali proprio in vicinanza della Fontana si erge un sepolcro a torretta ottagonale e ne sono stati posti in luce i resti di un altro che si riconnette a famose iscrizioni tra cui quella di un Marco Vitruvio, molto probabilmente riconducibili al celebre architetto di Cesare ed Augusto: purtroppo questo sepolcro, vincolato ma inosservato, è fatto volontariamente inghiottire da edere poiché ritenuto di aspetto indecoroso… Come si vede, ai problemi indotti dallo sviluppo si registra una generalizzata assenza di consapevolezza del patrimonio identitario, con l’effetto di accelerare i fenomeni di depauperamento sulla media e lunga prospettiva. Pertanto il soddisfacimento delle necessità indotte dalla produzione sul territorio deve partire dal riconoscerne tutte le potenzialità in modo da stabilire che interventi non solo non siano lesivi, ma rappresentare l’opportunità per ulteriormente preservarne le peculiarità e utilizzare al meglio le componenti: una “coltivazione” del paesaggio per tramandarlo con valori acquisiti; un processo che altrove stabile rende ricche e rinomate fino le più piccole comunità. La soluzione per ottenere dallo sviluppo benefici per il “Formianum” e il connesso tratto monumentale della via Appia, sta nello stabilire la gerarchia dei percorsi veicolari che devono distinguersi tipologicamente e pertanto finalizzati alle specifiche necessità. Il problema attuale è che il traffico delle merci è commisto a quello delle autovetture e costretto a transitare pericolosamente verso Formia sulla via Appia-Cicerone e per via Vindicio collegarsi alla Litoranea “Flacca”; non di meno lo è quello tramite via Canzatora che separa Formia da Gaeta. Ora sarebbe inconcepibile la soluzione di un ulteriore raccordo che connettesse direttamente la Flacca dal confine di Gaeta alla via Appia in prossimità della Tomba di Cicerone, senza risolvere ed anzi rendere più critico il traffico proprio in corrispondenza del celebre monumento, magari con la pretesa di porlo in maggiore visibilità, ma che lo lederebbe irrimediabilmente insieme al suo ambito campestre, dopo il passaggio della Litoranea di nuovo amputato nella sua distesa continuità verso il mare. A scongiurare questo minacciante scenario, la soluzione esiste già ed anzi è stata realizzata recentemente sia pure in maniera approssimativa ed è la ‘bretella’ che dall’Appia presso i “25 Ponti” passa tra il monte Conca e monte Lauro per biforcare nella via di Arzano diritta al nuovo porto di Gaeta e in quella verso la Piana di Sant’Agostino; si tratta solo di riadeguarne la carreggiata e alcuni passaggi del tracciato commisurati in funzione dello scalo marittimo. I vantaggi sarebbero immediati, non solo per il territorio di Formia, ma anche per larga parte di quello di Gaeta poiché questo percorso potrebbe svincolarla di gran parte del traffico sulla costiera di uso turistico e propriamente urbano, con una variante dalla stessa Piana litorale. Tale bretella verrebbe convenientemente allacciata alla progettata viabilità pedemontana dalla zona di “Piroli” ai “25 Ponti” e da qui verso Formia tutto il tracciato della via Appia risulterebbe sgravato del traffico pesante insieme agli odierni collegamenti con la litoranea. A seguito di ciò sulla via Appia, dall’incrocio Canzatora verso Formia, diventerebbe attuabile una percorrenza privilegiata a prevalenza pedonale e ciclabile, con aree di sosta adeguate ai torpedoni turistici; il paesaggio verebbe di conseguenza preservato nelle sue prerogative nel generare molteplici vantaggi e occasioni di lavoro. Del “Formianum” la parte che cela inedite possibilità è quella collinare dell’Acervara attraverso l’ottocentesca via “Militare” che la percorre e che permette di accedere al sepolcro rupestre di Tulliola e alla soprastante piana “Le Fonti”, dove insistono i resti di una villa romana con cisterna: un’area di elevato pregio panoramico, tutta da rivalutare anche tramite attività naturalistica, di rimboschimento o di culture specializzate. Si tratta quindi di riconoscere questi valori e le opportunità offerte da questa parte del territorio principalmente a Formia, ma che credo anche a Gaeta, nella considerazione che queste due città sono inscindibili in un comune patrimonio di paesaggio.
Didascalie immagini : 1 – Mappa del “Formianum” di Cicerone (Ciccone 1993); in rosso gli antichi tracciati viari: A, Tomba di Cicerone e B villa connessa (prop. Lamberti); C, Tomba di Tulliola; 1, resti di acquedotto e 2 serbatoio di arrivo; 3, basamento di edificio pubblico (tempio di Apollo?); 4, resti di approdo; 5, 6, resti di villa rustica con cisterna. 2 – La via Appia presso la Tomba di Cicerone. 3 – Il paesaggio del “Formianum” dalla Tomba di Tulliola (a destra) sul colle Acervara (foto G. De Filippis). 4 – Resti del sepolcro di Marco Vitruvio sulla via Appia presso la Fontana Romana.

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